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Durante tutto il XIV è grande,nell’Italia nord-oriente, il prestigio della letteratura epica e avventurosa elaborata in Francia .Dal fecondo incontro tra questo clima e la cultura umanistica,nasce nella Ferrara estense un nuovo genere letterario:il poema cavalleresco che raggiungerà subito vertici poetici altissimi con l’Orlando Innamorato. L’Orlando Innamorato il capolavoro di Boiardo,nonché prototipo dei poemi cavallereschi rinascimentali,è un’opera altamente innovativa in quanto trasferisce sul piano letterario,nobilitandola,la materia dei Cantari popolari fondendo gli elementi propri del ciclo carolingio e di quello bretone. Il poema nasce infatti da un festoso amore per la costruzione di favole sentimentali e d’avventura,in cui i protagonisti,le donne e i cavalieri compiono le loro imprese di guerra e passione. Propone intrecci ordinari e straordinari e soprannaturali si intrecciano (questo periodo è privo di coerenza sintattica: due verbi principali) e si sciolgono per l’incanto di fonti magiche,di anelli fatati,di personaggi misteriosi,mentre un perpetuo tono di maliziosa festevolezza avvolge gradevolmente il poema. Si può notare quindi come prevalga il gusto del racconto fine a se stesso che non si attiene a precise regole e rifiuta la consequenzialità della logica compositiva. Dalla lettura di questo poema emerge come l’autore prediliga le passioni istintive come l’amore,l’dio e il coraggio,è assente invece quella tensione drammatica che contraddistingue l’antica Chancon de Roland. Tra i vari temi trattati dall’avventura,al meraviglioso ,alla cavalleria, sicuramente il più importante è quello dell’amore spesso passionale,visto come una forza primitiva e travolgente ma pur sempre controllata grazie all’esercizio delle virtù cortesi. Peraltro non un amore inteso come possesso,ma continua e insoddisfatta tensione in una dimensione di lotta e di conquista dando luogo all’azione e all’avventura. In questo episodio(duello tra Orlando e Angricane)si noti la forza incontrastabile dell’amore. La potenza dell’amore vince dunque sulla cortesia e perfino sulla religione:la prima riesce a placare l’asprezza del duello e la seconda non è abbastanza forte da alimentarlo;quando invece scoprono di amare la stessa donna Angelica(in cui non troviamo più un “angelo”stilnovistico o l’idealizzata Laura petrarchesca, ma una donna costruita di una sua psicologia e varietà :tenera appassionata seducente e crudele)i due cavalieri non possono fare a meno di riaccendere lo scontro,anche in piena notte e di portarlo fino alle estreme conseguenze. Emerge anche che non l’autore non ci parla di un amore neoplatonico:lei sicuramente è bellissima ma non affascina,non ingentilisce l’uomo,al contrario lo fa perdere.
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