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accento nella prima declinazione greca


Riporto qui di seguito gli interventi degli studenti della quarta ginnasio del Giordano Bruno

Comportamento dell'accento nei nomi in α puro della 1ª declinazione greca
di P.F., quarta ginnasio

Premessa
In greco, un nome di 1ª declinazione uscente in -α al nominativo singolare si dice puro se l' α è preceduta da ε, ι, ρ .
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Per poter determinare il comportamento dell'accento nei nomi in α puro della 1ª declinazione è fondamentale sapere
che in qualsiasi parola greca, la posizione (ultima, penultima o terzultima sillaba) e la natura (acuto – grave -o circonflesso)
dell'accento sono determinate dalla quantità dell'ultima sillaba (e quindi da quanto previsto dalla Legge del Trisillabismo greco).
Nota Bene
L'accento grave si trova solo su parole ossitone seguite da parole toniche.
Nei nomi in α puro l'accento mantiene solitamente la posizione che ha al nominativo singolare (“posizione naturale”), eccetto
quando ciò entra in conflitto con le leggi grammaticali che ne determinano l'utilizzo.
esempio
nom.sing. ἡ ἡμέρα il giorno (sogg.) -
ἡ ἀγορά la piazza (sogg.)
gen.sing. τῆς ἡμέρας - τῆς ἀγοράς
nom.acc.voc. duale τὰ ἡμέρα - τὰ ἀγορά
nom.plur. αἱ ἡμέραι - αἱ ἀγοράι
etc.
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Un nome femminile appartenente alla 1ª declinazione si dice uscente in ᾱ puro quando la quantità della desinenza è sempre
lunga (es. ἡ ἀδικία l'ingiustizia sogg.) in ogni caso escluso il nominativo plurale (es. αἱ ἀδικίαι) nel quale l'ultima è breve (αι in fine
di parola); ciò non comporta un cambiamento di posizione ma solamente di natura dell'accento.
esempio
ἡ ἀνδρεία (il coraggio), ἡ επιθυμία (il desiderio), ἡ κακία (la malvagità)

Per questo motivo nei nomi femminili appartenenti alla 1ª declinazione e uscenti in ᾱ puro la posizione e la natura dell'accento non cambiano.
esempio
nom.sing ἡ αιτία la causa (sogg.) - ἡ θεά la dea (sogg.)
gen.sing .τῆς αιτίας - τῆς θές
dat.sing. τῇ αιτίᾳ - τῇ θεᾷ
acc.sing. τὴν αιτίαν - τῇ θεᾷ
etc.
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Un nome femminile appartenente alla 1ª declinazione si dice uscente in ᾰ/ᾱ (α alternante) quando il suo nominativo singolare è
proparossitono o properismoneno (l'accento acuto può risalire fino alla terzultima sillaba, il circonflesso può ricadere solo sull'ultima
e la penultima sillaba) e c'è un'alternanza di uscite in ᾰ/ᾱ nel corso della declinazione.

esempio
ἡ ἀλήθεια (la verità), ἡ ἄνοια (la stoltezza), ἁ βοήθεια (l'aiuto)
Nei nomi femminili appartenenti alla 1ª declinazione e uscenti in ᾰ/ᾱ hanno quantità breve le desinenze del nominativo, accusativo e
vocativo singolare e nominativo e vocativo plurale: in questi casi la posizione e la natura dell'accento rimangono invariate.

Hanno invece quantità lunga le desinenze del genitivo e dativo singolare, nominativo/accusativo/vocativo e genitivo/dativo duale, genitivo,
dativo e accusativo plurale: in questi casi la posizione o la natura dell'accento subiscono un cambiamento rispetto alla posizione naturale
(del nom.sing.).

esempio
ἡ ἀλήθεια (nome femminile, 1ª declinazione, nom.sing. - ᾰ proparossitono)
gen.sing. τῆς ἀληθείας (- ᾱ)
dat.sing. τῇ ἀληθείᾳ (- ᾱ)
acc.sing. τὴν ἀλήθειαν (- ᾰ)
voc.sing. ὦ ἀλήθεια (- ᾰ)
nom.acc.voc. duale τὰ ἀληθεία (- ᾱ)
gen.dat. duale ταῖν ἀληθείαιν (- ᾱ)
nom.plur. αἱ ἀλήθειαι (- ᾱ)
gen.plur. τῶν ἀληθειῶν (- ᾱ, v. N.B.)
dat.plur. ταῖς ἀληθείαις (- ᾱ)
acc.plur. τὰς ἀληθείας (- ᾱ)
voc.plur. ὦ ἀλήθειαι (- ᾰ)

Nota bene:
Il genitivo plurale di qualsiasi nome femminile della 1ª declinazione è perispomeno (l'accento è circonflesso e ricade sull'ultima sillaba).
esempio
gen.plurl. τῶν φιλιῶν alle amicizie
gent.plur τῶν ἀσεβειῶν all'empietà
gent.plur τῶν χωρῶν alle regioni




 


IL SISTEMA DELL'ACCENTO NEI NOMI FEMMINILI DELLA PRIMA DECLINAZIONE
di G. A.

Alla prima declinazione greca appartengono nomi femminili e maschili, come in latino.
Essi sono divisi in due gruppi, secondo le loro caratteristiche di pronuncia: sostantivi in "α" puro e in "α" impuro.
In quelli del primo gruppo l'alfa resta invariato in tutte le desinenze singolari. Inoltre, è sempre preceduto da "ε", "ι" o "ρ".

ESEMPI: θεά - ἡ ἐπιθυμία -μέρα.
Ogni sostantivo (espresso in qualsiasi caso) è sempre introdotto dal suo articolo, che concorda in numero, genere e funzione logica. Per i nomi esiste, però, anche il caso vocativo, che come in latino corrisponde al nostro complemento di vocazione. Per esso non abbiamo articoli che lo introducano: infatti si utilizza un "ὦ" (il quale ricorda tra l'altro la "o,…" introduttiva italiana).

Per le declinazioni è importantissimo tenere presente la legge del trisillabismo, secondo la quale l'accento non può risalire mai oltre la terzultima sillaba e la sua natura, con la sua posizione, è regolata dalla quantità dell'ultima. Quando è possibile, tuttavia, l'accento tende a mantenere la sua natura e la sua posizione originarie.

Nei nomi in "α" puro lungo, la quantità dell'ultima sillaba è sempre lunga, eccetto che nel nominativo e nel vocativo plurale, le cui voci terminano col dittongo breve (solo in fine di parola) "αι".

ESEMPI: ἡ ἀγορά -  ἡ χώρα - ἡνοια.
L'accento di questo gruppo di sostantivi, quindi, cadrà sempre sulla stessa sillaba per tutta la declinazione della parola.

Se invece il nome presenta un'alfa breve al nominativo singolare, il paradigma sarà in alfa alternante fino alla fine (ᾰ/ᾱ). Nei casi diretti del singolare - nominativo, accusativo e vocativo - e nel nominativo e vocativo plurale, l'alfa della desinenza ha sempre quantità breve. Dunque, tutte le parole che hanno il nominativo singolare parossitono o properispomeno, presenteranno nei casi con desinenza lunga, un accento che cambia natura.

ESEMPIO: nella parola Μοῖρα (il destino, la parte), che al nominativo singolare è properispomena, cambierà tipo di accento nei casi con desinenza lunga: τῆς Μοίρας, τῇ Μοίρᾳ, ecc.

ALTRO ESEMPIO: nelle parole come βοήθεια (l'aiuto), che a differenza di Μοῖρα è proparossitona, l'accento cambierà la posizione, e non la natura: τῆς βοηθείας, τῇ βοηθείᾳ, ecc.

Infine, è importante ricordare la particolarità del genitivo plurale, che è sempre perispomeno (ha l'accento circonflesso sull'ultima sillaba).

ESEMPI: τῶν ἀνοιῶν - τῶν χωρῶν - τῶν φιλιῶν.
Questa singolarità è nata nel tempo, attraverso processi che nell'antichità hanno innovato e trasformato il fenomeno della pronuncia nei vocaboli.



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