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Orlando e Agricane


Orlando e Agricane: due epoche a confronto

Per far emergere l'antitesi tra di due personaggi che sottilmente il Boiardo rende nota al lettore, grazie allo sviluppo del passo stesso, che rende, in prima lettura, difficile la totale comprensione della diversità etico-sociale interposta tra Agricane e Orlando, è necessario riassumere brevemente lo scontro etico/psicologico, posto dall'autore dentro una cornice che descrive la loro rivalità come una rivalità di tipo militare. Dopo un breve scontro l'incalzante Orlando costringe Agricane a dare inizio a un inseguimento strategico che li porta in una selva oscura che racchiude un prato ameno dove è situata una fontana. Qui Agricane e Orlando sostengono un dialogo molto cortese e surreale nel quale Agricane si complimenta con Orlando per la sua franchezza e ammette che gli dispiacerebbe se morisse per sua mano e si offre di concedergli la salvezza. Nonostante Agricane si slanci in un atto di tale cortesia, non lo fa senza superbia, lasciando ben trasparire l'idea di superiorità che ha di se nei (sè, con accento)confronti di Orlando. Quest'ultimo per tutta risposta gli riguarda la stessa premura, facendo sentire Agricane molto onorato di poter combattere contro di lui, ma soltanto se questo si fosse convertito. Agricane si mostra molto intollerante nei confronti di questa proposta e i due cominciano nuovamente a duellare fino a sera.

All'imbrunire i cavalieri decidono di cessare lo scontro per riprenderlo poi la mattina successiva. Dopo aver legato i cavalli si sdraiano sul prato a discutere amabilmente come fossero amici di vecchia data: Agricane confida a Orlando che si è sempre rifiutato di dedicarsi agli studi perchè aveva ritenuto si addicesse a un cavaliere più esercitarsi nella forza e nella destrezza che nello studio delle scienze e delle arti. Orlando concorda per quanto riguarda le armi ma persa che lo studio non sia meno fondamentale perchè porta a persare adeguatamente a Dio; qui Agricane esprime il suo disagio rifiutandosi di toccare argomenti che non siano armi o amore.

Orlando allora spiega ad Agricane per quale motivo si trovi in quel luogo; Agricane, dopo aver capito che Orlando si trovava lì per amore della sua stessa donna Angelica, monta a cavallo sfidando il Conte con tali parole: “Cavalier, la dama gaglia lassar conventi, o far meco battaglia!”.

E quindi ecco Orlando e Agricane: valorosi e nobili cavalieri, ritratti di epoche e mentalità a tratti simili e a tratti diverse. Sono entrambi cavalieri e credono nell'onore, nella cavalleria e nella cortesia. Ma l'uno, Orlando, è il ritratto della nuova cultura umanistica mentre l'altro, Agricane, è il ritratto dell'antica cultura cavalleresca e per questo sono in conflitto su molti altri punti. L'uno crede nella fede cristiana che sta alla base dell'amore mentre l'altro è pagano; l'uno vede nella figura del cavaliere quella di un uomo completo formato dagli studi e quindi fornito di doctrina, valido fisicamente e abile nel maneggiare le armi, che agisce secondo humanitas ed è esperto sia dal punto di vista pratico sia dal punto di vista teoretico mentre per l'altro il cavaliere è un'unione di armi, forza fisica e amore.

Soltanto i loro valori comuni permettono a questi due personaggi di concedersi un colloquio pacifico e quasi amichevole in cui discutere della loro salvezza e, perché no, confrontare le loro mentalità senza imporre nulla l'uno all'altro. Infatti hanno entrambi molto rispetto e molta fiducia e nonostante provino anche molta superiorità nei confronti del loro interlocutore, nel loro dialogo toccano i punti principali dell'ideologia delle loro epoche senza dover passare a uno scontro.

Ma è un altro il motivo che li porterà allo scontro, un argomento che li unisce e allo stesso tempo li divide inesorabilmente: l'amore. Un amore totalizzante e molto più potente della cortesia il cui maggior difetto è quello di essere condiviso: i due infatti desiderano possedere la stessa donna, Angelica. È questo il punto scatenante del duello che porterà alla morte l'antica cultura cavalleresca che addirittura si piegherà a quella umanistica nella richiesta di essere convertita alla nuova fede.




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